Semi di contemplazione

Numero 235 – Aprile 2021 – Le visite del Diletto

Le visite del Diletto

Autore: Ugo di san Vittore

 

Commento di padre Max Huot de Longchamp.
L’AUTORE Di una nobile famiglia della Sassonia, Ugo ricevette la sua formazione umana e religiosa al monastero di Hamersleven (tra Hannover e Magdeburgo) filiale dell’abbazia canonicale parigina di Saint…
IL TESTO: Ugo di San Vittore, la cui influenza per tutto il Medioevo, non avrà eguali se non nel suo contemporaneo s. Bernardo, fu anzitutto un mistico. Tra le migliaia di pagine delle sue opere, il breve trattato La caparra dell’anima, sotto forma di dialogo tra l’anima che interroga e l’uomo che le risponde, è una ricerca sull’amore puro. Il testo segue i meandri del desiderio di Dio che abita l’anima, fino a quando non sia riconosciuto in Gesù, lo Sposo che educa la sposa fino alla consumazione del matrimonio spirituale.
§ 1. L’anima scelta da Dio per sposa è attirata da lui senza che lei riesca ad identificarlo: tutta la vita spirituale sarà una partita a nascondino, durante la quale Dio si mostra abbastanza per farsi desiderare, (“ti ha inviato …

CATECHISMO SPIRITUALE
Alla scuola dei santi

«Questo è il mio corpo» (seguito)
Ricordiamo che questo slancio verso l’altro, che ci porta a fare uno con lui, parte dal più profondo di noi stessi, dal punto in cui diciamo “io”, dove siamo una persona; via via che questo slancio si sviluppa, il “sé”, cioè tutto quello che costituisce la nostra personalità, tutto quello che permette all’ “io” di sentire, di comprendere e di volere, è progressivamente riorientato verso questo altro, per formare con lui un nuovo soggetto, un noi. Questo “noi” non è un “io” sommato ad un “tu”, ma “io in te e tu in me”: allora l’unione è realizzata, l’amore è compiuto ed il desiderio è soddisfatto; i rapporti hanno lasciato il posto alle relazioni e l’individuo è diventato una persona.
Ricordiamo che nel “noi” così formato, l’altro non è più percepito come altro, ma come me stesso, senza per questo identificarsi a me: è divenuto “me stesso in lui” nell’unità del soggetto. Sottolineiamo ancora che questo noi viene mantenuto fino a che non ci occupiamo, lui ed io, di altro rispetto a lui e io, finché non ci occupiamo insieme di un terzo. Ѐ il caso, per esempio, dei genitori che dicono “noi” rivolgendosi al loro figlio, ma questo noi ridiventa io e tu non appena cessano di prendersene cura. Quel che si vuol dire è che bisogna essere tre per fare uno e che l’amore è insieme unione e apertura: le due prime persone sono unite tramite la terza e la terza esiste come persona solamente nell’unione delle prime due. Questo è quello che noi esprimiamo nel Credo quando diciamo che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio…

Il tema della rubrica è “Gesù abbandonato è tutto”.

Le visite del Diletto – 235

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