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KAIRE, Foglio di informazione ecclesiale, Parrocchia Maria SS.ma Annunziata – Cattedrale Acireale, Settembre 2011. Servizio di don Roberto Strano

Con queste Parole, pronunciate da San Francesco di Sales qualche giorno prima di morire, il nuovo Vescovo, S.E. Mons. Antonino Raspanti, si presenta alla comunità diocesana acese per dare inizio al Suo ministero episcopale. Parole semplici, ma impegnative, che richiedono quell’atteggiamento di totale abbassamento  (l’Apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi la chiama “Kenosis” = annientamento) per lasciarsi riempire da Dio e permettere a Lui di operare pienamente nel cuore dell’uomo.

Apparentemente il motto episcopale sembra dare adito ad atteggiamenti di debolezza che poco o nulla hanno a che vedere con la funzione di “governo” di un Vescovo. Invece sono proprio questi che rivelano l’autorevolezza (che non è sterile autoritarismo) di un ministero episcopale e di qualsiasi servizio ecclesiale.

Humilitas come “rapporto personale, è scelta di Dio in Gesù Cristo e rifiuto del Maligno e delle sue opere … l’umiltà trae ispirazione dalla comunione di vita con lo Spirito … l’umile di cuore vive e

cresce in Gesù Cristo, si lascia condurre dal suo Spirito nel valutare situazioni e persone, verità e rettitudine” (D. Mongillo, voce Umiltà, in Nuovo dizionario di Spiritualità). Da ciò si evince bene che ogni funzione magisteriale o di governo, se vuole essere vera e credibile, deve trovare proprio nell’umiltà il fondamento, che porta a riconoscere l’Autorità di Dio, mediata da quanti sono stati preposti ad essere “episcopoi” (sorveglianti) del popolo loro affidato.

Dulcedo come stile di vita. E’ lo stesso Francesco di Sales ad affermare che “si prendono più mosche con una goccia di miele, che con un barile di fiele”. La dolcezza, più che una naturale predisposizione, è frutto di una seria disciplina ascetica che porta a non lasciarsi vincere dall’immediatezza  ma si esprime dopo una maturata meditazione e riflessione. La dolcezza, inevitabilmente, conduce all’amabilità e all’accoglienza dell’altro.

Accogliamo il nuovo Vescovo come dono di Dio e lasciamoci da lui guidare, come il gregge dal suo pastore. Alla scuola dell’umiltà e della dolcezza apprenderemo che non l’arroganza o la presunzione hanno potere su ogni cosa, ma solo quegli atteggiamenti che sono “frutto dello Spirito” e infondono nel cuore di ogni uomo pace e serenità.

Don Roberto – parroco

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