La spiritualità dei Padri del deserto è caratterizzata dalla ricerca della salvezza mediante la pratica da parte dell’uomo peccatore della stretta vigilanza interiore della penitenza e della preghiera, alla scuola di un anziano. Il fulcro della vita interiore è La Parola salvifica di Dio, mediata dal padre anziano che, per rigore ascetico e feconda esperienza mistica, viene investito di autorità parenetica, esercitata mediante la frequenza e contrassegnata dall’insegnamento pratico verbale e non verbale, efficace a rendere il monaco sperimentato e in grado di discernere tra ciò che viene da Dio (e dunque libera la persona) e ciò che viene dall’avversario. Attraverso la manifestazione dei propri pensieri al maestro, il monaco giunge all’espropriazione, all’oblio di sé e alla docilità nel lasciarsi guidare verso la salvezza. Per progredire nelle virtù è necessario che il monaco eserciti la vigilanza interiore, sottoponendo i pensieri al vaglio della ragione per prevenire la tentazione, tenendo la mente occupata dal ricordo di Dio che libera dalle seduzioni esterne; infatti, distolto dalla contemplazione cede alla tentazione del demonio, al contrario, respingendo i pensieri oziosi e contrari al volere di Dio acquista la salvezza. La penitenza, proporzionata alle proprie capacità, non è fine a se stessa, ma funzionale al raccoglimento, alla meditazione della Parola, all’acquisto dell’umiltà e al riconoscimento dell’azione del demonio che, una volta smascherato, perde la possibilità di tendere insidie. La spiritualità del deserto non preclude l’ospitalità ai fratelli che, però, va praticata mantenendo sempre lo stato di lutto o afflizione spirituale, visto dai Padri come quell’afflizione che è detta beata dal Signore ed è anche operatrice di gioia, perché chi permane in questa tristezza secondo Dio sempre più vive nella pienezza della gratitudine e in un amore pieno di stupore per Colui che lo ha salvato e continuamente lo salva. Pertanto occorre troncare tutte le relazioni che distraggono lo spirito dal pensiero di Dio, onde evitare che argomenti vani ed esteriori turbino l’anima. La potenza salvifica di Cristo si manifesta nell’umile supplica dell’orante che, nella tentazione, distoglie lo sguardo dal maligno e piega le ginocchia affidando a Dio la propria difesa. Come perirono gli abitanti di Gerico accerchiati dal suono delle trombe di Israele inneggiante al Signore degli eserciti, così l’antico serpente soccombe alla fiduciosa preghiera del monaco.