Testo autobiografico che ripercorre le tappe del progresso spirituale di Ignazio di Loyola iniziato, in occasione di un periodo di degenza causato da una ferita riportata nella battaglia di Pamplona, con la lettura della Vita Christi e delle vite dei santi.
Affascinato da questi racconti, l’animo ardimentoso del soldato considerava le gesta dei santi, pensando di imitarne le imprese senza badare alle difficoltà; a tratti, però, era distolto dall’abitudine alla vita mondana e dai sogni di imprese cavalleresche che, abbandonate col sopraggiungere della stanchezza, lasciavano la sua anima vuota e delusa, al contrario del pensiero delle penitenze dei santi che la lasciavano serenamente appagata. Questa consapevolezza segna l’inizio del metodo del discernimento dei moti dell’animo: spirito di tristezza e spirito di consolazione.
La presa di coscienza della propria indigenza e l’esigenza di praticare grandi penitenze, sull’esempio delle gesta dei santi manifestano lo stato spirituale dei principianti nei quali l’operazione della Grazia santificante, mortificando i desideri della carne e della vita mondana, dispone le potenze dell’anima all’unione con Dio, coltivata da Ignazio nella meditazione della Parola di Dio, e della lettura spirituale.
Ancora privo dell’intelligenza e della conoscenza spirituale di Dio, praticava grandi penitenze sotto lo slancio del desiderio di piacere a Dio. La sua focosa esteriorità, non aspirava ancora con pazienza e sapienza all’acquisizione delle virtù ma agiva sotto la spinta dei moti disordinati dell’anima, imitando soltanto i gesti esterni dei santi, senza discernere le spinte interiori ed esclusivamente spirituali delle loro opere.
Spogliatosi degli abiti secolari e indossato un saio, intraprese una vita di elemosina e penitenza, durante la quale patì grandi tentazioni e scrupoli, causati dal ricordo dei peccati commessi e grande secchezza e desolazione dell’anima, che, per la novità e la mancata esperienza della presenza di Dio, lasciavano l’anima nel turbamento.
L’esperienza mistica dell’amore misericordioso di Dio, lo liberò da tali scrupoli, segnando il passaggio allo stato dell’illuminazione interiore, a partire dal quale l’intelligenza dei misteri di Dio gli veniva comunicata interiormente: Gesù, maestro gli rivelava i misteri della fede e la penetrazione contemplativa della passione di nostro Signore smascherava le tentazioni del demonio, che in passato gli era apparso sotto una forma luminosa, insinuandogli il disgusto per la vita di penitenza e rendeva la ragione più sensibile al discernimento degli spiriti, tipicamente ignaziano.
Le illuminanti consolazioni di Dio gli fecero anche acquistare equilibrio e moderazione nelle penitenze e intelligenza per discernere distintamente i gradi attaverso i quali Dio lo aveva condotto a un più alto grado di perfezione spirituale, confermando e rafforzando la sua fede con tale intensità da fargli conoscere in una sola volta più di quanto potesse apprendere durante il corso della vita.