L’esame deve sempre precedere la confessione, ma deve essere conforme allo stato dell’anima. Le anime che sono qui devono esporsi davanti a Dio che non mancherà di illuminarle e di fare conoscere loro la natura dei loro errori. Bisogna che questo esame sia fatto con pace e tranquillità, aspettandosi più da Dio che dalla nostra ricerca.
XV, 2. Appena siamo in questo tipo di orazione, Dio non manca di rimproverare l’anima per tutti gli errori che ha fatto. Quando ha commesso un errore, sente come un bruciore. Allora Dio fa un esame, al quale non sfugge niente. E l’anima non deve far altro che rivolgersi a Dio, soffrendo la pena e la correzione che Dio le fa.
Poiché questo esame che Dio fa è continuo, l’anima non può più esaminarsi da sola. Se è fedele ad abbandonarsi a Dio, sarà esaminata molto meglio dalla sua luce che da tutte le proprie cure. E l’esperienza glielo mostrerà chiaramente.
XV, 3. Per quanto riguarda la confessione, è necessario avvertire le persone che percorrono questa strada che quando si avvicineranno al confessionale e cominceranno a dire i loro peccati si meraviglieranno spesso di una cosa: invece del dispiacere e di un atto di contrizione che sono abituate a fare, un amore dolce e pacato si impossesserà del loro cuore.
Le persone non istruite vogliono uscire da lì per fare un atto di contrizione, perché hanno sentito dire che è necessario, ed è vero. Ma non vedono che perdono la vera contrizione, che è questo amore infuso, infinitamente più grande di quello che potrebbero produrre da sole. Hanno l’atto sostanziale benché non abbiano quello formale. Non si devono preoccupare di farlo quando Dio lo fa per loro, in loro, tramite loro. Odiare il peccato in questo modo equivale a odiarlo come lo odia Dio.
XV, 4. L’anima si stupirà anche di dimenticare i suoi errori e di avere difficoltà a ricordarsene. Non deve preoccuparsi di questo, per due ragioni. La prima è che l’oblio è un segno della purificazione dall’errore e, a questo grado, la cosa migliore è dimenticare tutto quello che ci riguarda per ricordare solo Dio. La seconda ragione è che, quando bisogna confessarsi, Dio non manca di far vedere all’anima i suoi errori più grandi. Allora Dio stesso fa il suo esame, e l’anima vedrà che riuscirà a venirne a capo più in questo modo che con qualsiasi sforzo da parte propria.
XV, 5. Questo non può valere per i livelli precedenti, in cui l’anima, essendo ancora nell’azione, può e deve servirsi della propria attività per ogni cosa, più o meno, secondo il suo livello. Le anime di questo grado si attengano a quello che abbiamo detto e non cambino le loro semplici attività.
XVI, 1. A questo livello si deve leggere ma, appena si sente un piccolo raccoglimento, bisogna smettere e restare in riposo, leggendo poco e non continuando, appena ci si sente attirati interiormente.
2. Questo non vuol dire che l’anima sia più chiamata al silenzio interiore che alle preghiere orali, ma che deve dirne poche. E quando le dice, se vi trova qualche difficoltà e si sente attratta a restare in silenzio, taccia e non faccia alcuno sforzo, a meno che le preghiere non le siano imposte; in questo caso bisogna continuare. Ma se non lo sono, smetta non appena si sente attratta e faccia fatica a dirle. Non si turbi e non vi resti legata, ma si lasci condurre allo Spirito di Dio e così facendo soddisferà tutte le devozioni in maniera eminente.
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