Autore Giovanni Crisostomo s.
«Cristo ci ha affidato la parola della riconciliazione» (2 Cor 5,18). Qui Paolo mette di nuovo in evidenza la dignità degli apostoli, mostrando la grandezza del compito loro affidato dall’ immenso amore di Dio per noi. Pur avendo gli uomini rifiutato di ascoltare colui che egli aveva loro inviato, Dio non ha lasciato libero corso alla sua ira, non li ha respinti per sempre; ma continua a chiamarli direttamente e per mezzo dei suoi ministri. Chi potrebbe convenientemente esaltare tanta sollecitudine ?
Hanno immolato il Figlio venuto per riparare le loro offese, il Figlio unigenito, della stessa natura del Padre. Il Padre non ha respinto gli assassini, non ha detto: “Avevo loro inviato il Figlio mio e, non contenti di non ascoltarlo, l’hanno messo a morte crocifiggendolo: è giusto che li abbandoni”. Ha fatto invece il contrario. E dopo che il Cristo ha lasciato la terra, noi, suoi ministri, siamo stati incaricati di sostituirlo: «Ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe» (v.19).
Oh carità infinita che supera ogni parola e ogni intelligenza! Chi è l’offeso? Dio stesso. Chi fa il primo passo per la riconciliazione? Ancora lui… Se Dio avesse voluto chiedercene conto sarebbe stata finita per noi, poiché «tutti eravamo morti» (2 Cor 5,14). Ora, nonostante il numero immenso dei nostri peccati, non soltanto non si è vendicato, ma ha voluto addirittura riconciliarsi con noi; annullato il nostro debito, non l’ha persino tenuto in alcun conto. Questo è il modo col quale dobbiamo perdonare i nostri nemici, se vogliamo assicurarci il perdono di Dio. « Egli ha affidato a noi la parola della riconciliazione ». (GIOVANNI CRISOSTOMO S., Omelia 11 sulla seconda Lettera ai Corinzi, 2-3 ; PG 61, 89-91).